domenica 15 luglio 2012

D'amuri un sacciu parrari

Quannu sugnu accanto a tia
muta addiventa la vucca mia
e lassa a li suspiri
u compito ri parrari.

Mi parissi ca dalla piddi
niscissiro parole
accussi a muta muta
a manu mia metto accanto a tua,

E cu tanticchia ri curaggiu
lu iritu chiu nicareddu
e forse pi chistu assai chiù saggiu
accarizza la piddi tua.

Manu cu manu
comu fussi pi caso
idde rue si vegnunu a trovano.

Appresso a lu nicareddu
si fanno curaggio le avutre irita
e na stu sacro mumento
cu la me manu supra a tua
ogni cosa ora mi pari poisia.



sabato 30 giugno 2012

Senza titolo

vorrei tenerti nei miei occhi
più a lungo di quanto mi sia concesso,
vorrei tenerti sulla mia pelle
fino a confondere i nostri corpi sudati,
vorrei stillare ogni goccia di desiderio che ovvolge le tue labbra,
tenerla con me nei giorni più bui.
vorrei
fare della luce del tuo sorriso
un baluardo contro gli assalti della malinconia.

All'ombra di Sant'Eustorgio (Paesaggi urbani)

Rosso alla sera
vidi sfiorire la tua primavera,
all'ombra di Sant' Eustorgio
un buco in vena
per alleviare la tua pena
gli occhi
pesti
vuoti e tristi
un buco in vena per capire se ancora esisti.
                            Resisti.
Eroina nell'eroina
novella argonauta in un mare sintetico
rosso alla sera
rosso dalla tua vena
diciassette anni appena
alla sera
vidi sfiorire la tua primavera

domenica 3 giugno 2012

Chiddu ca rimane

N'zoccu rimane ri nu cori spardatu,
nu cori seppuru munciuniatu arresta sempri cori
ed ostinatu
accumincia arrè a palpitari
satannu un TOC
tra un TIC e TAC
comu nu roggio scassatu
ca pirdiu la manu ca ci rava corda.
Ora macari puru iddu u sapi
ca lu so nnome
porta pi rima duluri chiussai ca amuri.
Ora lassatimi abbanniari
comu un cani alla luna
lassatimi perdiri
un mi viniti a circari
aiu avutru a cui pinsari
pinseri d'oggi e d'ajeri
pinseri su pinseri
pinseri r'un carusu c'un sapi chiù cantari

sabato 28 aprile 2012

Un bicchiere per il tuo nome....
Un bicchiere per la mia anima stracciata
ancora uno per la tua lingua.

Vorrei saper scrivere di come si accartoccia un'anima. Quello che accade dentro ogni sua piega.

Un bicchiere per il tuo nome...
un bicchiere per la mia anima stracciata
ancora uno per la tua lingua.

Perchè vorrei assaggiarti ancora e per questo ti cerco in fondo al mio ultimo bicchiere.

Un bicchiere per il tuo nome...
un bicchiere per la mia anima stracciata
ancora uno per la tua lingua.

Così di sorso in sorso riscopro la solitudine di un cuore che ama.



giovedì 1 marzo 2012

A Lucio Dalla

Da oggi molti di noi si sentiranno un po' più soli, come se fosse andata via una colonna sonora della nostra infanzia, una costante melodica.
Mi ricordo che da bambino Dalla venne a Palermo, credo per capodanno, a suonare in piazza Politeama, io ero davvero piccolissimo ma mi piace ricordare quella marea umana.
Quella folla intenta ad ascoltare la ricordo ondeggiante, dolcemente cullata da un sublime flutto musicale che scaturiva da un pianoforte magistralmente suonato da....un piccoletto con un buffo berretto.

Ciao Lucio un dolce abbraccio.

domenica 29 gennaio 2012

Mi piace scrivere i miei post

Mi piace scrivere i miei post, penso siano un pò come il dado della knorr brevi e concentrate. Un concentrato di idee. Mi piace immaginare che io metta il dado e voi il rimanente. Insomma io faccio brodo e voi sostanza con le vostre interpretazioni.
Così batto le dita sulla tastiera come una puttana batte i marciapiedi in cerca di clienti, solo che i miei clienti sono le parole. Avete idea di quante parole si possano affollare una sull'altra nella testa e spingono e danno gomitate perchè ognuna di esse vuole essere servita per prima?
Insomma è un gran bordello, però quando le vedi servite e contente...cazzo se ti si apre il cuore e dici: Questo l'ho fatto io, anche se ad un'altra persona possono far cagare, sono riuscito a metterle comunque d'accordo tutte!

Caos melodico

Barcollo ma non mollo nel mare dei miei vorrei.
Naufrago consapevole in balia dei miei desideri,
di un sogno di ieri.
Così... potrei, vorrei, arderei.
Posso, voglo, ardo.
Meteora incandescente spazzo lo spazio tra cielo e terra.
Potenza lirica di un delirio atavico.

venerdì 27 gennaio 2012

Il giorno della memoria

In questo giorno dedicato alla memoria della Shoah ho voluto pubblicare una poesia di Primo Levi per non dimenticare, per fare in modo che l'uomo non dimentichi l'abominio commesso non solo contro gli ebrei ma anche contro omoessuali, oppositori politici, rom, sinti, zingari, testimoni di Geova, pentecostali, malati di mente, portatori di handicap, prigionieri di guerra etc.

http://www.youtube.com/watch?v=S7G4-d_VOrE

Primo Levi
Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

giovedì 26 gennaio 2012

La conferenza


Mio padre, quando ero bambino, a differenza di tutti gli altri padri che portavano i loro figli a giocare al parco non decideva mai di fare cose NORMALI! 
Una volta portò me e mio fratello il sabato pomeriggio a una conferenza. Noi contentissimi ci sentivamo importanti.
Una conferenza cazzo! Immaginavo già di trovarmi al cospetto di scienziati internazionali, uomini dall'ingegno e dalla fantasia ineguagliabile, capaci di creare oggetti fantastici.
Così preso il cappotto, la sciarpa e il berretto entrai in macchina portando sotto braccio un quaderno per prendere appunti.
"Ragazzi!" iniziò a dire nostro padre "oggi vi porterò a vedere un convegno di medicina".
E noi già, guardandoci negli occhi, sapevamo che la premessa non era delle più esaltanti.
Dal canto mio un po' deluso feci buon viso a cattivo gioco pensando si trattasse di cibernetica applicata alla medicina. Forse per colpa di troppi cartoni animati giapponesi immaginavo di venire a conoscenza di meravigliosi cyborg dalle qualità eccezionali. (Che gravi danni producono i cartoni animati nella psiche di un bambino!)
Giunti a destinazione percorremmo i corridoi semideserti dell'istituto comprensivo (che non è esattamente un luogo dove a dispetto del nome tutti ti comprendono e sono molto buoni con te) presso il quale si teneva l'incontro.
Non so, ma entrare a scuola in orari non convenzionali un po' ci esaltava perchè eravamo come esploratori in un luogo ormai disabitato, privo degli insegnanti che ci terrorizzavano. Ora in loro assenza eravamo noi i re.
Saettammo direttamente in palestra, credo di aver battuto il record mondiale di scalata del quadro svedese poi fu il turno della corda, acchiapparello e i samurai con i bastoni di legno.
A un certo punto una folgorazione illuminò i nostri sguardi....GESSETTIIIIII! Potevamo sgraffignare tutto il gesso possibile dalle lavagne (I gessetti soprattutto se colorati sono come droga per i ragazzini). Così, sazi del saccheggio, con le tasche piene di gessetti ritornammo da nostro padre e ci avviammo verso l'aula magna.
Giunti davanti l’ingresso notammo un cartello con scritto "Convegno annuale di PROCTOLOGIA".
"Minchia" pensai "ma che parola è?"
Incuriositi prendemmo posto. Subito un signore distinto prese la parola e ringraziò i presenti per la partecipazione....furono le uniche cose che capimmo perché da quel momento in poi parlò con termini che onestamente non capivo. Finché a un certo punto sentimmo attivarsi il proiettore.
Lo shock fu immenso, capì che si trattava di un convegno sulla cura e prevenzione delle EMORROIDI!
Ne vidi di tutte le forme, a pigna, a cartoccio a prugna...antichi modi per "curare" questo problema tra i quali una sorta di ghigliottina per emorroidi. Ancora oggi la notte ho gli incubi..ogni CLICK del proiettore era una tragedia.
La cosa più triste però fu il compito da svolgere e leggere in classe il lunedì seguente intitolato: Racconta cosa hai fatto durante il fine settimana.
Durante la stesura del compito pensai: "E che cazzo! E adesso cosa invento?". Optai per la verità, non l'avessi mai fatto!!
Non perdonerò mai la maestra delle elementari e vorrei incontrarla oggi per dirle......MA, UNA VAGONATA DI CAZZI TUOI MAI?

Troppo spesso

Troppo spesso chiudiamo i nostri occhi.
Troppo spesso tappiamo le nostre orecchie.
Troppo spesso ci inganniamo.

Non vogliamo
con la scusa che non possiamo.

Troppo spesso non amiamo,
troppo spesso non amiamo.

Parliamo,
con le orecchie ben chiuse,
non ascoltiamo.