martedì 25 febbraio 2014

C'ho la poesia io (oltre il materialismo)

Tu c'hai la ferrari
io c'ho la Poesia
tu c'hai l'attico con piscina
io c'ho sempre la Poesia.
-Ehi tu! Ce l'hai il Rolex?
-Chi io?
-Si tu!
-No non ce l'ho!
-E che c'hai?
-C'ho la Poesia!
-Che c'haiiiii?
-LA POESIAAAA!
-E che è?
-È Tutto
-Anch'io c'ho tutto
-Si ma io ho Tutto




La donna di alabastro

C'era una volta
una donna di alabastro,
i capelli neri
avvolti avea in un nastro
nel petto un diamante
e per il suo splendore
ogni uom veniva colto da stupore.
Gli occhi come la notte
rifulgevan come stelle
rendendo ancor piu diafana la sua pelle.
Bella era bella
sul suo destriero in sella
ma il suo cuor
seppur tanto prezioso
di palpitar era ozioso.
Un dì incontrò un bardo
che da cupido il dardo
trafitto aveva il cuore.
Sospirante su di un sasso
pensava a quell'incanto
color dell'alabastro.
Scesa da cavallo
la donna si fece dappresso per osservarlo.
L'omo una mano avea al mento
e non sembrava granchè contento
cercava rime da cantarle,
una storia voleva dedicarle.
Trovate la parole
fu preso da sconforto
perchè scordato avea l'inchiostro.
Si fece forza ed una vena si tagliò,
nel sangue che sgorgò
intinse la penna e a scrivere cominciò:
"C'era una volta
una donna di alabastro,
i capelli neri
avvolti avea in un nastro..."
Alla vista di ciò
il cuore diamantino si crepò
ed un fiotto di latte ne sgorgò.
Or che il bardo
svenuto era
per l'abbondante sangue che perdea
a terra si accasciò.
Sgomenta la donna
in una coppa il latte serbò
e fattasi vicina
sulla vena lo versò.
Questa immantinente si cicatrizzò
e la vita del ramingo salvò.
Signori e signore
vorrei ancor continuare
la novella cantare
ma giunta è l'ora di desinare
ed il brontolio del mio panzone
assomiglia
sempre più a quello
di un pentlone
quando percosso fa gran fracasso
pertanto lascio a voi immaginare
il seguito a venire
certo che i due di sicuro non staranno li a parlare
ma voglio immaginare
che l'uno sulle labbra dell'altra
narreranno una storia alla quale non occorrono parole.

sabato 9 marzo 2013

Pancratium maritimum

Se tu fossi un fiore
allora,
amica mia,
saresti per me un giglio di mare.
Impavida abitante di quella zona di frontiera
tra il mare e la terra,
tra il mattino e la sera.
Baluardo di un sorriso
donato e non prestato.
Bella,
selvatica,
indipendente,
delicata e resistente.
Tenace,
piantata su di un suolo rapace.
Profumata,
bianca,
essenziale.
Così eterea da rassomigliare ad un sogno,
così carnale da far naufragare.


domenica 15 luglio 2012

D'amuri un sacciu parrari

Quannu sugnu accanto a tia
muta addiventa la vucca mia
e lassa a li suspiri
u compito ri parrari.

Mi parissi ca dalla piddi
niscissiro parole
accussi a muta muta
a manu mia metto accanto a tua,

E cu tanticchia ri curaggiu
lu iritu chiu nicareddu
e forse pi chistu assai chiù saggiu
accarizza la piddi tua.

Manu cu manu
comu fussi pi caso
idde rue si vegnunu a trovano.

Appresso a lu nicareddu
si fanno curaggio le avutre irita
e na stu sacro mumento
cu la me manu supra a tua
ogni cosa ora mi pari poisia.



sabato 30 giugno 2012

Senza titolo

vorrei tenerti nei miei occhi
più a lungo di quanto mi sia concesso,
vorrei tenerti sulla mia pelle
fino a confondere i nostri corpi sudati,
vorrei stillare ogni goccia di desiderio che ovvolge le tue labbra,
tenerla con me nei giorni più bui.
vorrei
fare della luce del tuo sorriso
un baluardo contro gli assalti della malinconia.

All'ombra di Sant'Eustorgio (Paesaggi urbani)

Rosso alla sera
vidi sfiorire la tua primavera,
all'ombra di Sant' Eustorgio
un buco in vena
per alleviare la tua pena
gli occhi
pesti
vuoti e tristi
un buco in vena per capire se ancora esisti.
                            Resisti.
Eroina nell'eroina
novella argonauta in un mare sintetico
rosso alla sera
rosso dalla tua vena
diciassette anni appena
alla sera
vidi sfiorire la tua primavera

domenica 3 giugno 2012

Chiddu ca rimane

N'zoccu rimane ri nu cori spardatu,
nu cori seppuru munciuniatu arresta sempri cori
ed ostinatu
accumincia arrè a palpitari
satannu un TOC
tra un TIC e TAC
comu nu roggio scassatu
ca pirdiu la manu ca ci rava corda.
Ora macari puru iddu u sapi
ca lu so nnome
porta pi rima duluri chiussai ca amuri.
Ora lassatimi abbanniari
comu un cani alla luna
lassatimi perdiri
un mi viniti a circari
aiu avutru a cui pinsari
pinseri d'oggi e d'ajeri
pinseri su pinseri
pinseri r'un carusu c'un sapi chiù cantari